Tunisia 2014




Cappuccino nel Deserto

Articolo di Aldo Nolfi

Pubblicato su Moto4 n°125  Marzo 2015

1° ottobre. Con l’euforia di bambini di 10 anni ci ritroviamo in mattinata a Cerveteri per la preparazione dei mezzi.

Inizia la nostra avventura in tunisia…

Pranziamo a casa di Maurizio con un’ottima amatriciana e ci avviamo per il porto di Civitavecchia da dove partiamo intorno alle 23. La notte scorre tranquilla con il mare piatto come una tavola e ci gustiamola nostra prima alba del viaggio dal ponte della prua. L’arrivo e previsto a Tunisi per le 13 ora locale la tunisia rispetta il nostro orario solare tutto l’anno) ma ci dilunghiamo per le operazioni di sbarco, controlli alla dogana. Usciamo dal porto intorno alle 18 sotto una fitta pioggia che ci costringe a rinunciare alla nostra prima tappa verso El Kef per un pernottamento non previsto a Tunisi.

La mattina dopo siamo subito pronti per la nostra partenza, oggi ci aspettano 500 Km di asfalto da percorrere in 9 ore. Acquistate schede telefoniche tunisine usciamo dalla citta e imbocchiamo l’autostrada che costa pochi dinari. Lungo la strada (sarebbe piu corretto dire sulla strada) incontriamo gente in attesa di un passaggio, pastori al pascolo e animali liberi. Percorsi 120 Km usciamo a Enfidha e iniziamo a vivere la vera tunisia, tra villaggi sperduti piccoli paesi e mercati del bestiame. Riprendiamo il viaggio iniziando ad assaporare le prime distese desertiche tra asfalto sterrati e sabbia, attraversiamo Majel Bel Abbes, Sidi Borbaker. Verso sera ancora non giunti a destinazione, durante una sosta ci affianca una pattuglia della guardia nazionale (estremamente gentile) per sincerarsi che fosse tutto a posto. Condividiamo con loro il percorso per raggiungere Tameghza. Accendiamo i fari e attraversiamo alcuni punti di sterrati fino a giungere, a notte inoltrata al paese di Tameghza e concordiamo con l’unico hotel il costo delle camere.

Il mattino andiamo alla cascata che si e formata nel canyon per proseguire poi verso l’oasi Palmeraje de Tamerza nata tra due monti dai semi dei datteri gettati dalle carovane di beduini che transitavano dalla vicina Libia e Algeria nei secoli passati. Saliamo in quad verso Tamerza vecchia, a ridosso del confine Algerino, distrutta da un’alluvione negli anni sessanta ed abbandonata da tutta la popolazione. I panorami qui sono suggestivi e i tracciati sono percorribili solo con i nostri mezzi. Scendiamo verso citta e partiamo in direzione Douz.

Giunti a Redeyef imbocchiamo la pista tracciata dal comandante Rommel, a cui accediamo dopo aver attraversato una vera discarica a cielo aperto (peccato per l’immondizia che gettano dove capita).

D’altro canto a inizio la pista il panorama e suggestivo e quindi ci fermiamo per il nostro pranzo al sacco.

Sotto il cielo minaccioso di pioggia scendiamo verso la pianura, non facciamo in tempo a uscire dalla pista che ci abbraccia un temporale. 
Il lago salato e bellissimo, una distesa bianca come neve da percorrere a tutto gas, una sosta al bus abbandonando, in quella distesa di sale per qualche foto.

Scende la notte e ripartiamo a fari accesi tra colori e sensazioni che auguriamo a tutti di vivere almeno una volta nella vita. Arriviamo in serata a Douz (ad ottobre in Tunisia alle 18 e già notte). L’hotel previsto per la notte e pulito e accogliente la signora proprietaria, svizzera di nascita e tunisina per amore, ci mette a disposizione la cucina per una spaghettata.


Al mattino seguente ci attiviamo alla ricerca della guida e dopo pranzo ci inoltriamo nel deserto per circa 30 Km fino al primo baretto, un punto di sosta obbligato dove tutti lasciamo qualcosa per ricordare il proprio passaggio. Giocando un po’ con le dune e ci rilassiamo ad ammirare il tramonto. Cena the caldo e a dormire.

Il mattino alzandoci di buon’ora dopo una ricca colazione, ci inoltriamo in immense distese di sabbia, tra montagne e falsi piani, continui Sali scendi e orizzonti irraggiungibili. Non ci sono punti di rifermento, tutto sembra uguale e solo le guide sanno perfettamente dove andare, affrontare le dune con i quad e semplicissimo ma non lo è altrettanto per  un camioncino carico di rifornimenti.

Giochiamo tra i cumoli di sabbia, scendiamo e risaliamo come gazzelle in quel terreno che ti scivola sotto le ruote ma l’esperienza di guida che portiamo dentro ci aiuta ad avanzare con facilita. Il pranzo è frugale e il pomeriggio e ancora sabbia. Ci accampiamo dietro una grande duna e prepariamo il campo per trascorre la notte. La notte nel deserto e magnifica, il cielo nero come carbone, tante stelle luminose e un silenzio che ti rapisce. Ci si sente soli in mezzo al nulla.

Al mattino, l’alba e nascosta dalla grande duna che ci ha protetto per la notte, mentre la rugiada tutt’intorno ha depositato piccole gocce sui pochi arbusti. Intanto Fausti, la nostra guida, ci preparava il pane cotto nella sabbia.

Dopo la colazione, il tempo di smontare il campo, riprendiamo il viaggio verso uno specchio d’acqua bollente, nata da una trivellazione di petrolio non riuscita. In circa 4 ore raggiungiamo il lago di An Quadette (chiamarlo lago e un eufemismo viste le dimensioni), suggestivo luogo che, dall’alto di una duna, si presenta ai nostri occhi come un miraggio verde in una estensione di sabbia senza confini.


L’acqua che esce in superfice attraverso un tubo, a una temperatura di circa 45°. Pranziamo con un cuscus preparato dal proprietario del piccolo bar adiacente. Intorno alle 17, dopo che la località andava affollandosi di tanti altri gruppi di avventurieri, una guida tunisina ci chiede di andare a recuperare un loro amico che si era sentito poco bene mentre viaggiava su un camion. Partiamo con tre mezzi e dopo circa due ore trascorse nel deserto torniamo all’accampamento. L’altra parte del gruppo si avventura sulle dune piu alte a fotografare il tramonto. La sera e trascorsa intorno ad un tavolo scambiare esperienze con un gruppo di Bergamo.


Il mattino seguente si riparte con destinazione El Medis, dove sorge un piccolo bar con tre pozzi da cui si può attingere acqua per rinfrescarsi. Veloci come gazzelle, ormai pratici del guidare sulla sabbia, validiamo di avanzare senza pranzo per raggiungere la località prevista e, considerando che trattasi di primo pomeriggio, con un secchio d’acqua fredda rovesciata in testa ed una coca cola, decidiamo di proseguire fino all’oasi di Ksar Ghilane.

La località, si presenta come un luogo paradisiaco, palmeti coltivati a datteri, laghetto con acqua sorgiva calda, bar, ristoranti, camping e docce. Sembrerà strano, ma dopo tanto nulla e piacevole ritrovare un po’ di luoghi abitati, anche se in maniera sobria. E il giusto accompagno per reimmergersi lentamente nella vita mondana. Tirare su le tende, una volta “docciati”, organizziamo la cena in uno dei ristoranti del posto, per festeggiare i 50 anni di Massimo, il nostro Amico e  rivenditore di fiducia.


La mattina ci alziamo con calma e facciamo un giro nel deserto circostante girando per le coltivazioni di datteri fino a un vecchio fortino Romano datato 496 d.c.

Panorama mozzafiato, data la “morfologia” della costruzione, non riusciamo a ben capire l’uso che ne veniva fatto. qualche chilometro piu in la ed ecco un altro pozzo, piu profondo degli altri, con abbeveratoi per i dromedari. Mentre rientriamo al campo base, incrociamo Fati che come un pazzo guida il suo quad sulle dune. Ci invita a seguilo fino alla grande duna dove in una manciata di minuti percorriamo un tratto di sabbia che in autonomia avremmo percorso nel doppio tempo. La sabbia e il loro pane e lui sa perfettamente dove far passare le ruote per avere la massima aderenza.


Raggiungiamo il nostro accampamento e ceniamo in un ristorante diverso da quello della sera prima, quattro chiacchiere, un caffe italiano e a letto.

Al mattino abbondoniamo l’oasi in direzione della costa per il nostro rientro. Direzione Gabes. L’uscita dall’oasi e una lunga lingua di asfalto che ci accompagna fino alla citta di Matmata una visita al sito di Guerre Stellari. Qualche foto e partenza per Toujane, una citta semi distrutta ma ancora abitata, arriviamo a Gabes nel tardo pomeriggio sistemazione in albergo, cena in una pizzeria.

Il giorno successivo ci dirigiamo a El Jem per la visita al sito dell’anfiteatro Romano (copia del nostro Colosseo).  Luogo di attrazione della zona, la citta e anche famosa per l’olio di oliva che si produce nelle vicine pianure pranzo in un ristorante davanti al “Colosseo”.
 La sera ci fermiamo nella città di Mahdia per dirigersi la mattina seguente a Sousse, dove ci attente Alì, amico vissuto in Itali e rientrato qualche anno fa in Tunisia per aprire un bar “Caffè Lazio”, che ci ospita per il pranzo.
La moglie di Alì, Asna, ci fa assaggiare pietanze tipiche del posto, ben cucinate e in quantità "industriale".

Ormai il viaggio e in dirittura di arrivo.

 Ci spostiamo il giorno seguente in un lussuoso albergo di Hammamet.
Ultima tappa prima di Tunisi dove ci aspetta la nave per il nostro rimpatrio.

Compagni di avventura: Massimo, Mattia, Emanuele, Andrea, Maurizio, Aldo, Gigi, Marco.

Si Ringrazia la, Motor Pama per il supporto tecnico e per la preparazione dei mezzi.
Qualche foto del nostro viaggio……..