Cappuccino nel Deserto
Articolo di
Aldo Nolfi
Pubblicato
su Moto4 n°125 Marzo 2015
1° ottobre.
Con l’euforia di bambini di 10 anni ci ritroviamo in mattinata a Cerveteri per
la preparazione dei mezzi.
Inizia la
nostra avventura in tunisia…
Pranziamo a
casa di Maurizio con un’ottima amatriciana e ci avviamo per il porto di
Civitavecchia da dove partiamo intorno alle 23. La notte scorre tranquilla con il mare piatto come una tavola e ci gustiamola nostra prima alba del viaggio dal
ponte della prua. L’arrivo e previsto a Tunisi per le 13 ora locale la tunisia
rispetta il nostro orario solare tutto l’anno) ma ci dilunghiamo per le
operazioni di sbarco, controlli alla dogana. Usciamo dal porto intorno alle 18
sotto una fitta pioggia che ci costringe a rinunciare alla nostra prima tappa
verso El Kef per un pernottamento non previsto a Tunisi.
La mattina
dopo siamo subito pronti per la nostra partenza, oggi ci aspettano 500 Km
di asfalto da percorrere in 9 ore. Acquistate schede telefoniche tunisine
usciamo dalla citta e imbocchiamo l’autostrada che costa pochi dinari. Lungo la
strada (sarebbe piu corretto dire sulla strada) incontriamo gente in attesa di
un passaggio, pastori al pascolo e animali liberi. Percorsi 120 Km usciamo a
Enfidha e iniziamo a vivere la vera tunisia, tra villaggi sperduti piccoli
paesi e mercati del bestiame. Riprendiamo il viaggio iniziando ad assaporare le
prime distese desertiche tra asfalto sterrati e sabbia, attraversiamo Majel Bel
Abbes, Sidi Borbaker. Verso sera ancora non giunti a destinazione, durante una
sosta ci affianca una pattuglia della guardia nazionale (estremamente gentile)
per sincerarsi che fosse tutto a posto. Condividiamo con loro il percorso per
raggiungere Tameghza. Accendiamo i fari e attraversiamo alcuni punti di
sterrati fino a giungere, a notte inoltrata al paese di Tameghza e concordiamo
con l’unico hotel il costo delle camere.
Il mattino
andiamo alla cascata che si e formata nel canyon per proseguire poi verso
l’oasi Palmeraje de Tamerza nata tra due monti dai semi dei datteri gettati
dalle carovane di beduini che transitavano dalla vicina Libia e Algeria nei
secoli passati. Saliamo in quad verso Tamerza vecchia, a ridosso del confine
Algerino, distrutta da un’alluvione negli anni sessanta ed abbandonata da tutta
la popolazione. I panorami qui sono suggestivi e i tracciati sono percorribili
solo con i nostri mezzi. Scendiamo verso citta e partiamo in direzione Douz.
Giunti a
Redeyef imbocchiamo la pista tracciata dal comandante Rommel, a cui accediamo
dopo aver attraversato una vera discarica a cielo aperto (peccato per
l’immondizia che gettano dove capita).
D’altro
canto a inizio la pista il panorama e suggestivo e quindi ci fermiamo per il
nostro pranzo al sacco.
Sotto il
cielo minaccioso di pioggia scendiamo verso la pianura, non facciamo in tempo a
uscire dalla pista che ci abbraccia un temporale.
Il lago salato e bellissimo,
una distesa bianca come neve da percorrere a tutto gas, una sosta al bus abbandonando, in quella distesa di sale per qualche foto.
Scende
la notte e ripartiamo a fari accesi tra colori e sensazioni che auguriamo a
tutti di vivere almeno una volta nella vita. Arriviamo in serata a Douz (ad
ottobre in Tunisia alle 18 e già notte). L’hotel previsto per la notte e pulito
e accogliente la signora proprietaria, svizzera di nascita e tunisina per
amore, ci mette a disposizione la cucina per una spaghettata.
Al mattino
seguente ci attiviamo alla ricerca della guida e dopo pranzo ci inoltriamo nel
deserto per circa 30 Km fino al primo baretto, un punto di sosta obbligato dove tutti lasciamo qualcosa per ricordare il proprio passaggio. Giocando un po’ con le dune e ci
rilassiamo ad ammirare il tramonto. Cena the caldo e a dormire.
Il mattino
alzandoci di buon’ora dopo una ricca colazione, ci inoltriamo in immense
distese di sabbia, tra montagne e falsi piani, continui Sali scendi e orizzonti
irraggiungibili. Non ci sono punti di rifermento, tutto sembra uguale e solo le
guide sanno perfettamente dove andare, affrontare le dune con i quad e
semplicissimo ma non lo è altrettanto per un camioncino carico di
rifornimenti.
Giochiamo
tra i cumoli di sabbia, scendiamo e risaliamo come gazzelle in quel terreno che
ti scivola sotto le ruote ma l’esperienza di guida che portiamo dentro ci aiuta
ad avanzare con facilita. Il pranzo è frugale e il pomeriggio e ancora sabbia.
Ci accampiamo dietro una grande duna e prepariamo il campo per trascorre la
notte. La notte nel deserto e magnifica, il cielo nero come carbone, tante
stelle luminose e un silenzio che ti rapisce. Ci si sente soli in mezzo al
nulla.
Al mattino, l’alba e nascosta dalla grande duna che ci ha protetto per la notte, mentre la
rugiada tutt’intorno ha depositato piccole gocce sui pochi arbusti. Intanto
Fausti, la nostra guida, ci preparava il pane cotto nella sabbia.
Dopo la
colazione, il tempo di smontare il campo, riprendiamo il viaggio verso uno
specchio d’acqua bollente, nata da una trivellazione di petrolio non riuscita.
In circa 4 ore raggiungiamo il lago di An Quadette (chiamarlo lago e un
eufemismo viste le dimensioni), suggestivo luogo che, dall’alto di una duna, si
presenta ai nostri occhi come un miraggio verde in una estensione di sabbia
senza confini.
L’acqua che
esce in superfice attraverso un tubo, a una temperatura di circa 45°. Pranziamo
con un cuscus preparato dal proprietario del piccolo bar adiacente. Intorno
alle 17, dopo che la località andava affollandosi di tanti altri gruppi di
avventurieri, una guida tunisina ci chiede di andare a recuperare un loro amico
che si era sentito poco bene mentre viaggiava su un camion. Partiamo con tre
mezzi e dopo circa due ore trascorse nel deserto torniamo all’accampamento.
L’altra parte del gruppo si avventura sulle dune piu alte a fotografare il
tramonto. La sera e trascorsa intorno ad un tavolo scambiare esperienze con un
gruppo di Bergamo.
Il mattino
seguente si riparte con destinazione El Medis, dove sorge un piccolo bar con
tre pozzi da cui si può attingere acqua per rinfrescarsi. Veloci come gazzelle,
ormai pratici del guidare sulla sabbia, validiamo di avanzare senza pranzo per raggiungere la
località prevista e, considerando che trattasi di primo pomeriggio, con un
secchio d’acqua fredda rovesciata in testa ed una coca cola, decidiamo di
proseguire fino all’oasi di Ksar Ghilane.
La località, si presenta come un luogo paradisiaco,
palmeti coltivati a datteri, laghetto con acqua sorgiva calda, bar, ristoranti,
camping e docce. Sembrerà strano, ma dopo tanto nulla e piacevole ritrovare un po’
di luoghi abitati, anche se in maniera sobria. E il giusto accompagno per
reimmergersi lentamente nella vita mondana. Tirare su le tende, una volta “docciati”,
organizziamo la cena in uno dei ristoranti del posto, per festeggiare i 50 anni
di Massimo, il nostro Amico e rivenditore di fiducia.
La mattina
ci alziamo con calma e facciamo un giro nel deserto circostante girando per le
coltivazioni di datteri fino a un vecchio fortino Romano datato 496 d.c.
Panorama
mozzafiato, data la “morfologia” della costruzione, non riusciamo a ben capire
l’uso che ne veniva fatto. qualche chilometro piu in la ed ecco un altro pozzo,
piu profondo degli altri, con abbeveratoi per i dromedari. Mentre rientriamo al
campo base, incrociamo Fati che come un pazzo guida il suo quad sulle dune. Ci
invita a seguilo fino alla grande duna dove in una manciata di minuti
percorriamo un tratto di sabbia che in autonomia avremmo percorso nel doppio tempo.
La sabbia e il loro pane e lui sa perfettamente dove far passare le ruote per
avere la massima aderenza.
Raggiungiamo
il nostro accampamento e ceniamo in un ristorante diverso da quello della sera
prima, quattro chiacchiere, un caffe italiano e a letto.
Al mattino
abbondoniamo l’oasi in direzione della costa per il nostro rientro. Direzione
Gabes. L’uscita dall’oasi e una lunga lingua di asfalto che ci accompagna fino
alla citta di Matmata una visita al sito di Guerre Stellari. Qualche foto e
partenza per Toujane, una citta semi distrutta ma ancora abitata, arriviamo a
Gabes nel tardo pomeriggio sistemazione in albergo, cena in una pizzeria.
Il giorno
successivo ci dirigiamo a El Jem per la visita al sito dell’anfiteatro Romano
(copia del nostro Colosseo). Luogo di attrazione della zona, la citta e anche
famosa per l’olio di oliva che si produce nelle vicine pianure pranzo in un
ristorante davanti al “Colosseo”.
La sera ci fermiamo nella città di Mahdia per
dirigersi la mattina seguente a Sousse, dove ci attente Alì, amico vissuto in
Itali e rientrato qualche anno fa in Tunisia per aprire un bar “Caffè Lazio”,
che ci ospita per il pranzo.
La moglie di Alì, Asna, ci fa assaggiare pietanze
tipiche del posto, ben cucinate e in quantità "industriale".
Ci spostiamo il giorno seguente in un lussuoso
albergo di Hammamet.
Ultima tappa prima di Tunisi dove ci aspetta la nave per
il nostro rimpatrio.
Compagni di avventura:
Massimo, Mattia, Emanuele, Andrea, Maurizio, Aldo, Gigi, Marco.
Si Ringrazia
la, Motor Pama per il supporto tecnico e per la
preparazione dei mezzi.
Qualche foto del nostro viaggio……..